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Che impatto ha avuto il Covid-19 sulle persone con Fibrosi Cistica? Chi ha la FC dovrebbe seguire delle indicazioni particolari? 

Al momento è stato segnalato un numero relativamente contenuto di casi di pazienti affetti da FC che abbiano contratto l’infezione da COVID-19: è notizia recente la segnalazione di 40 casi in tutto il mondo di pazienti FC che abbiano contratto il virus, 8 dei quali negli USA. Quasi tutti sarebbero gestiti a domicilio in buone condizioni, solo 2 sarebbero ricoverati (pazienti con FEV1 intorno al 20% del predetto) ed 1 sarebbe deceduto.

L’incidenza di infezione in FC è ridotta rispetto alla popolazione normale e i pochi dati fin qua a disposizione non hanno permesso di identificare fattori protettivi o predisponenti per lo sviluppo di tale patologia. L’unico elemento che è emerso è l’efficacia dell’isolamento tempestivo che la maggior parte dei pazienti FC ha effettuato all’inizio della diffusione dell’epidemia e che certamente ha contribuito a ridurne i casi. Non ci sono, però, dati su terapie abitualmente utilizzate in FC che possano aumentare o ridurre l’incidenza e/o la gravità dell’infezione.

Come detto, il fattore fondamentale che previene l’infezione da Coronavirus è costituito dall’isolamento sociale. A tal proposito i nostri pazienti hanno ricevuto tempestivamente indicazioni in merito e le visite presso i centri FC sono state rimandate se non urgenti per facilitare la permanenza presso il proprio domicilio. Alla luce di ciò possiamo dire che la più importante sede di contagio per i pazienti FC è il nucleo familiare. È opportuno quindi che anche i familiari adottino ragionevoli misure di protezione individuale per ridurre al minimo il rischio di infezione.

Nei casi in cui sia indispensabile uscire e recarsi in luoghi pubblici (per esempio fare la spesa, fornitura periodica di farmaci…) è indicato l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, sia per i familiari sia per i pazienti che vivono da soli.

Il primo e il più importante è la distanza di sicurezza. Mantenere la distanza di almeno 1 metro dalle altre persone quando si è in coda, evitare sovraffollamenti, ridurre al minimo l’utilizzo di mezzi pubblici.

Nota dolente: le mascherine. Le mascherine chirurgiche, le più diffuse e facili da reperire, prevengono la trasmissione agli altri del virus di cui potremmo essere portatori inconsapevoli. Diversamente, le mascherine FFP2 e FFP3, di cui si sente tanto parlare, funzionano da barriera in entrambe le direzioni, cioè proteggono anche chi le indossa. Tali mascherine sono attualmente indicate ed usate dal personale sanitario impegnato nella cura dei malati di Coronavirus che si trovano dunque in stretto contatto con soggetti positivi. In tutti gli altri casi, se adottate correttamente le norme basilari sovracitate, è sufficiente indossare una mascherina chirurgica.

Inutile ricordare che bisogna lavarsi frequentemente le mani, con soluzioni alcoliche o anche semplicemente con acqua e sapone (per almeno 60’ però…).

L’utilizzo dei guanti deve essere effettuato nella maniera corretta, evitando di toccare effetti personali e il proprio volto con gli stessi, perché altrimenti risultano del tutto superflui.

I test sierologici servono per capire se si sono sviluppati anticorpi contro il virus e dunque se il soggetto è venuto a contatto con lo stesso. Gli anticorpi impiegano dalle 2 alle 3 settimane circa dal momento del contagio per svilupparsi, e sono segno dunque di un’infezione non recentissima. In particolare, esistono due tipi di anticorpi: le IgM compaiono per prime, e scompaiono quando l’infezione è in via di risoluzione; le IgG compaiono successivamente e permangono a lungo. I test sierologici non servono dunque per determinare se è presente o meno il virus ma ci aiutano a capire, anche a distanza di tempo, chi è venuto a contatto con lo stesso e dunque per capire la diffusione in un determinato territorio o popolazione.

Attualmente non è disposizione un test sierologico per COVID19 che abbia dimostrato un’attendibilità sufficiente nello screening della popolazione ed anche il potere protettivo degli anticorpi nei confronti di nuove infezioni non è stato definito in modo sostanziale.

Lo screening sierologico ha quindi al momento una valenza solo a livello epidemiologico, soprattutto per gli operatori sanitari coinvolti nell’assistenza dei pazienti infetti.

In assenza di una vaccinazione o di un trattamento del tutto efficace, risulterà purtroppo ancora per molto tempo necessario osservare attente manovre di distanziamento sociale, con particolare attenzione a pazienti con patologie croniche come la FC. Nei prossimi mesi proseguirà dunque questa situazione di confinamento domiciliare, con notevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie.

Si tratterà purtroppo di un lungo periodo fatto di rinunce, ma tali provvedimenti hanno consentito al momento di contenere moltissimo la diffusione del contagio tra i ragazzi con FC e ci permetteranno di attendere l’arrivo di una vaccinazione o di un trattamento efficace con fiducia e serenità.

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