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La Telemedicina è una tecnologia di telecomunicazione utilizzata per lo scambio di informazioni sanitarie. La FDA (Food and Drug Administration) ha definito la Telemedicina come l’offerta di cure sanitarie e di servizi di consulenza sanitaria al paziente e la trasmissione a distanza di informazioni sanitarie utili per la prevenzione, la diagnosi, la terapia, la consulenza, il follow-up, il controllo, la riabilitazione e l’educazione dei pazienti.

Una presa in carico completa, ma a distanza. È del 17 dicembre 2020 la notizia che la Telemedicina è entrata nel Sistema Sanitario Nazionale, grazie alla firma del Ministero della Salute sul documento che stabilisce le linee guida per visite, consulti, referti e teleassistenza. Tra gli ambiti menzionati, ci sono le cosiddette “patologie di particolare rilievo per il SNN”, tra cui quelle cardiovascolari, respiratorie, endocrinologiche e del metabolismo, autoimmuni, malattie rare e psichiatriche e i disagi psicologici.

In cima alla lista, dunque, sono inserite proprio le esigenze dei pazienti cronici a cui viene garantita la possibilità di accedere a servizi diagnostici, alla continuità assistenziale, al controllo e al monitoraggio della propria salute anche a distanza. Da Marzo 2020, con l’inizio della pandemia da Covid-19, che per un periodo significativo non ha consentito l’accesso ai pazienti con malattia cronica ai Centri specialistici, questa tecnologia è entrata ancora più in uso nel rapporto medico-paziente, andando a compensare le distanze imposte e obbligate.

Il Ministero della Salute nelle sue linee d’indirizzo  ha fornito la classificazione dei servizi di Telemedicina, tra questi si menzionano la televisita (un atto sanitario, in cui il medico interagisce a distanza con il paziente, che può dar luogo alla prescrizione di farmaci o di cure), il teleconsulto (attività di consulenza a distanza fra medici) e la tele-cooperazione(assistenza fornita da un medico a un altro medico o altro operatore sanitario impegnato in un atto sanitario, eseguito anche d’urgenza. Tutti questi servizi comprendono anche quelli erogati dai medici e dai pediatri di base.

La telesalute attiene principalmente al dominio dell’assistenza primaria, riguarda i sistemi e i servizi che collegano i pazienti, in particolar modo i cronici, con i medici nelle varie fasi dell’assistenza. Si avvale anche del tele-monitoraggio, vale a dire la fornitura di dati (ad esempio la spirometria o la saturimetria notturna), raccolti a domicilio dal malato dotato della strumentazione adatta e inviati a una postazione di monitoraggio centralizzata. Questa postazione opera per l’interpretazione dei dati e per supportare i programmi di gestione della terapia e per migliorare l’informazione e la formazione del paziente.

Questa nuova modalità di interazione medico-paziente, un’interazione a distanza, porta con sé dei punti di forza ed altri di debolezza. Tra i vantaggi possiamo annoverare la riduzione degli spostamenti fisici da casa: il paziente, soprattutto se dista dal Centro di cura o ha problemi con gli spostamenti può giovare comunque del contatto col proprio curante, potrà essere aggiornato circa gli ultimi accertamenti svolti, porre quesiti/domande o affrontare tematiche connesse al proprio stato di salute, e tramite feedback e aggiornamenti è probabile che si possano ridurre gli accessi al Pronto Soccorso. Rappresenta indubbiamente una nuova possibilità di comunicazione sia medico-paziente sia medico-medico, modalità inesplorata fino a poco tempo fa, che nel complesso migliora la qualità di vita del paziente poiché coinvolto attivamente nel processo di pianificazione di cura.

Certamente nulla può sostituire la visita medica svolta vis à vis: né l’invio di dati clinici, né la comunicazione telefonica o tramite PC. Ma rappresenta un’opzione e una possibilità, da valutare in base a diversi criteri quali, ad esempio, il tipo di consulto, l’accessibiltà al luogo di cura e la condizione clinica del paziente.

Per alcune persone monitorarsi a domicilio, tramite strumenti forniti dall’ospedale, può significare dover gestire un eccessivo carico psicologico, che può sollecitare stati ansiosi nel diretto interessato o nei caregivers. Può rappresentare dunque un incremento di preoccupazione invece che essere vissuto come un’opzione o un ulteriore controllo.

Altre persone ancora vivono come eccessivamente distanziante comunicare coi curanti tramite lo schermo di un computer. Ci sono situazioni nelle quali, invece, rappresenta una buona strategia di gestione delle distanze, come nel caso di lavoro all’estero o criticità insorte in un momento di vacanza.

Infatti. il giudizio e la compatibilità di tale strumento sono particolarmente correlati a variabili di individualità, ovvero da paziente a paziente, tant’è che alcuni, pur potendo, nuovamente, recarsi ai controlli in ospedale, in alcuni momenti della continuità assistenziale richiedono la televisita per ovviare a problematiche ad esempio di spostamento o connesse a permessi di lavoro o di lezioni scolastiche.

Varie associazioni di pazienti indicano l’uso della telemedicina (dal teleconsulto alla televisita) come una delle otto priorità di un servizio sanitario rinnovato, che ‘faccia tesoro’ della lezione impartita dal Covid-19 e guardi al futuro verso una umanizzazione delle cure. Sicuramente è apparso importante distinguere ogni realtà clinica e ogni singolo paziente per poter dare risposte efficaci, adeguate e personalizzate.

Utilizzare un mezzo così differente rispetto al passato significa, però, porre in luce alcune questioni importanti, ovvero fattibilità (piattaforme, internet), efficacia e gradimento. Fondamentale resta il garantire la qualità delle cure, ma anche aspetti di equità delle stesse. La piattaforma, pensata per effettuare visite mediche da remoto, dev’essere facilmente fruibile, raggiungibile in modo semplice, permettendo, inoltre, lo scambio di documenti durante la televisita. Naturalmente, il tutto, gestito in maniera corretta e nel rispetto della privacy e delle norme vigenti. Il sistema di televisita consente, inoltre, di svolgere alcune attività online (si pensi al prenotare visite o consultare risultati di esami, ad esempio), riducendo i tempi di attesa presso le strutture sanitarie e ‘la carta’.  L’equità di accesso all’assistenza sanitaria e la disponibilità di una assistenza sanitaria, magari in aree remote, rappresenta un altro punto di forza, unitamente al miglioramento della qualità dell’assistenza garantendo la continuità delle cure. Il Tele-monitoraggio può migliorare la qualità della vita di pazienti cronici attraverso soluzioni di auto-gestione e monitoraggio da remoto, anche ai fini di una dimissione protetta. Inoltre, l’utilizzo di strumenti di Telemedicina può rappresentare un supporto della terapia farmacologica per migliorare la compliance del farmaco (basti pensare ai dispositivi e sistemi per aiutare il paziente nel processo terapeutico e migliorare i risultati con riduzione degli eventi avversi da farmaci).

In molti paesi Europei la Telemedicina è molto diffusa, in alcuni casi sostenuta da interventi normativi e da progetti a livello nazionale. In Svezia, nel 2006 è stato pubblicato un documento in evoluzione (ultima versione nel 2010) e già nel 2008 era in uso in circa il 75% degli Ospedali. In   Spagna i Sistemi Sanitari Regionali hanno posto l’attenzione sull’e-health già dagli ultimi 15 anni e in Gran Bretagna, nel 2008, è stato finanziato un vasto programma di Teleassistenza e Telesalute per persone fragili e affette da patologie croniche. Anche all’interno del Servizio Sanitario Francese, per continuare la carrellata di esempi in Europa, il Ministero ha pubblicato nel 2010 il decreto che definisce i servizi e determina le condizioni di attuazione della Telemedicina. Il Sistema Sanitario italiano, dunque, in linea con gli atri Paesi della Comunità europea volge il suo sguardo allo strumento che, nella popolazione 3.0, rappresenterà verosimilmente una routine da affiancare (o sostituire in alcuni momenti?) alla medicina/psicologia vis à vis. Come tutti i cambiamenti importanti, suscita reazioni sia da parte degli operatori sia da parte dei pazienti e necessita di un tempo, sia pratico che soggettivo, affinché possa divenire un’alternativa utile ed efficace.

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