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La terapia antibiotica, definita in base all’antibiogramma, rappresenta una strategia fondamentale del paziente con Fibrosi Cistica per il trattamento delle infezioni batteriche sia acute sia croniche. Scopriamo insieme perché è così importante seguire e mai abbandonare la terapia antibiotica.

L’apparato respiratorio è il principale organo interessato dalla Fibrosi Cistica. Il difetto del gene per la proteina CFTR determina un eccesso di secrezioni a livello di tutte le ghiandole esocrine che diventano anche più dense e poco fluide. Il muco abbondante e più viscoso è difficile da espellere e anche la clearance mucociliare, ovvero la pulizia fisiologica delle vie respiratorie, tende a essere poco efficiente. Di conseguenza il muco tende ad accumularsi e ristagnare nelle vie aeree, favorendo l’infiltrazione batterica che porta a infezioni bronco-polmonari che tendono a ripetersi nel tempo diventando croniche.

La terapia antibiotica, guidata dall’antibiogramma per testare la sensibilità del patogeno all’antibiotico, rappresenta una strategia fondamentale per prevenire e rallentare il danno polmonare conseguente alle continue infezioni.

Soprattutto nel bambino con FC, i batteri che più frequentemente colonizzano il tratto respiratorio sono Haemophilus influenzae e lo Staphylococcus aureus.

Con il progredire della malattia, è Pseudomonas aeruginosa il batterio più frequente.

Esistono due ceppi di P. aeruginosa, quelli non-mucoidi e quelli mucoidi.

I ceppi non-mucoidi vengono isolati più frequentemente nella prima infezione e sono caratterizzati da una maggiore risposta alla terapia antibiotica e quindi possibilità di essere eradicati. I ceppi mucoidi, invece, sono tipici dei pazienti cronici, sono più resistenti all’efficacia degli antibiotici e per questo si associano a una prognosi più sfavorevole.

Un altro batterio che si distingue nella Fibrosi Cistica per il maggior rischio di morte è Burkholderia cepacia complex, riscontrato approssimativamente nel 2,6% dei pazienti.

Altri potenziali patogeni respiratori per i pazienti con Fibrosi Cistica sono costituiti dai micobatteri non tubercolari, in particolar modo Mycobacterium abscessus e Mycobacterium avium-intracellulare. La loro prevalenza nei pazienti con Fibrosi Cistica è in aumento e possono essere difficili da trattare per la loro resistenza costituzionale agli antibiotici.

Considerato il ruolo fondamentale delle infezioni respiratorie, in particolare a carico di P. aeruginosa, nella progressione del danno polmonare, la terapia antibiotica è uno strumento fondamentale nella gestione della FC.

Nel trattamento acuto, soprattutto nell’età infantile, l’uso degli antibiotici si propone di eradicare i batteri e quindi eliminare l’infezione, prevenendo o ritardando la colonizzazione cronica. Il trattamento precoce della prima infezione è molto importante perché costituisce una “finestra” estremamente favorevole alla eradicazione e di conseguenza alla prevenzione della colonizzazione cronica e di conseguenza dei rischi a essa correlati.

Con il passare degli anni, l’eradicazione diventa più difficile ed è possibile l’instaurarsi dell’infezione respiratoria cronica. Nelle infezioni croniche gli antibiotici hanno due scopi: contenere la carica e l’aggressività dei batteri (“terapia di mantenimento”) e risolvere le “riacutizzazioni” o esacerbazioni, cioè gli episodi di riaccensione acuta dello stato infettivo e infiammatorio, che è per lo più mantenuto sotto controllo in condizioni di “stabilità”.

Gli antibiotici possono essere somministrati con modalità diverse:

ORALE (per bocca): sfrutta l’assorbimento dei farmaci attraverso l’intestino; è la forma più semplice ed è impiegata ampiamente nelle infezioni acute e nelle riacutizzazioni più lievi.

INTRAMUSCOLARE: non è generalmente indicata nei pazienti con FC a causa degli elevati dosaggi necessari, che rendono l’iniezione intramuscolare dolorosa e non ripetibile a lungo. INALATORIA (aerosol): è la via di somministrazione più utilizzata, consente di portare i farmaci ai dosaggi necessari direttamente nelle vie aeree, evitando gli effetti collaterali a carico degli altri apparati (reni, apparato uditivo, fegato) legati alla somministrazione per bocca o per endovena. È impiegata soprattutto come terapia continuativa per il “controllo” dell’infezione respiratoria cronica (mesi/anni); 

ENDOVENOSA: è la modalità più efficace perché consente di ottenere le più elevate concentrazioni di antibiotici nei polmoni, ed è indispensabile soprattutto in caso di lesioni polmonari importanti e nelle esacerbazioni in corso di infezione respiratoria cronica.

Sì, numerosi studi hanno indicato un netto cambiamento del decorso della malattia

grazie alla terapia antibiotica.

La natura progressiva della malattia riduce la sopravvivenza, ma nuovi e più potenti antibiotici e una terapia antibiotica più aggressiva e diverse vie di somministrazione hanno contribuito a migliorare la sopravvivenza tra i pazienti.

La somministrazione di antibiotici con aerosol non produce effetti immediati nel

sollievo dai sintomi; gli effetti benefici sono la riduzione del numero di infezioni e un

miglioramento o stabilizzazione della funzione polmonare, quando la somministrazione degli antibiotici per via aerosolica è prolungata, almeno per qualche mese.

Si stanno poi valutando alcune modalità di somministrazione inalatoria innovative (nuovi

strumenti, impiego di polveri da somministrare direttamente nelle vie aeree), che

dovrebbero consentire una somministrazione più rapida di antibiotici nelle vie aeree.

Questo traguardo rappresenterebbe un ulteriore vantaggio consentendo di risparmiare tempo prezioso dedicato alla terapia.

La terapia antibiotica è un elemento “costante” nel trattamento della FC, con somministrazioni anche prolungate in modo continuativo o intermittente (mesi alterni) soprattutto in caso di infezioni croniche.

In alcuni casi, la cura della malattia respiratoria “cronica” viene affrontata attraverso cicli di terapia antibiotica per via endovenosa, “programmata” a cadenza trimestrale o quadrimestrale, eventualmente associata ad aerosol antibiotico continuativo a mesi alterni. In questo caso, quindi, gli antibiotici vengono prescritti anche in assenza di sintomi o evidenze di riacutizzazioni delle infezioni respiratorie. Gli studi dimostrano infatti che gli antibiotici riducono in modo efficace non solo la presenza dei batteri, ma anche i fattori lesivi rilasciati da essi o indotti che contribuiscono allo stato infiammatorio che danneggia il tessuto polmonare.

Fonti

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